Riclassificazione conto economico, margine di contribuzione, primo margine e secondo margine

Il conto economico a margine di contribuzione rappresenta una delle modalità di riclassificazione dello stesso.
Nello specifico, ai fini della sua computazione, emerge come le voci di fatturato netto, costi variabili di produzione siano le prime usate per il suo calcolo.
All’interno del conto economico a margine di contribuzione è possibile, infatti, prendere visione, prima di tutto, del fatturato netto, depurato di sconti e resi. Da questo valore si ha la possibilità di detrarre tutte le voci di costo grazie all’applicazione della logica del conto scalare. In tal senso il fatturato può riferirsi ad elementi differenti come il singolo prodotto, il segmento, il canale, o l’area geografica. Esso si pone come sommatoria dei fatturati realizzati con le singole vendite.
Altra voce di particolare rilievo sono i costi variabili di produzione che si riferiscono alle somme stanziate per l’acquisto delle materie prime, dei componenti acquistati all’esterno e assemblati, delle lavorazioni svolte da terzi.

Il Valore aggiunto o mark up è il risultato che si ottiene attuando la differenza tra il fatturato netto e i costi variabili di produzione. Questo valore si pone come un indice che permette di computare quanto il prodotto sia in grado di contribuire a coprire tutti i costi interni dell’azienda.
Tale indice è impiegato, soprattutto, nelle aziende commerciali e prende il nome di “mark up”. Dal punto di vista pratico la cifra espressa dal mark up coincide con la quota di ricarico sul prodotto effettuata dal commerciante.
Una volta computato il Valore aggiunto o mark up vengono sottratti i costi variabili di gestione nonché l’insieme di quei costi non di produzione il cui ammontare dipende dai volumi di vendita, a prescindere dalla destinazione. Si specifica che questi possono annoverarsi come costi riferiti alla commercializzazione, alla distribuzione, all’assistenza ecc.

Il valore ottenuto dalla differenza tra il valore aggiunto o mark up e i costi variabili di gestione prende il nome di Margine di contribuzione lordo che si pone come un valore di grande importanza in quanto funzionale alla computazione del punto di pareggio [Break Even Point – BEP]. Questo indice calcola quanto il prodotto, detratti i suoi costi variabili, contribuisce a pagare i costi fissi. Si rende noto che, in generale, quando si parla di margine di contribuzione ci si riferisce a quello lordo.

In questa riclassificazione si procede, poi, a sottrarre al Margine di contribuzione lordo l’ammontare coincidente con i costi fissi diretti, ovvero i costi che si riferiscono solo a quel prodotto, o il cui costo si può ripartire facilmente tra i diversi prodotti.
Tra questi si annoverano i costi di produzione, commerciali, amministrativi, ecc. Si chiarisce che sono dei costi che permangono fissi per un certo periodo tale per cui l’imputazione nel conto economico verrà fatta per anno, o frazione di anno.

Il costo del venduto è il risultato della sommatoria tra tutti i costi diretti, variabili e fissi; tale valore indica quanto è costato in totale produrre e gestire i prodotti che sono stati venduti.

Il risultato della differenza tra i Margine di contribuzione lordo e i costi fissi indiretti porta alla computazione del Margine di contribuzione netto o margine industriale. Questo si connota come l’indice che misura il prodotto, detratto da quanto è costato realizzarlo, commercializzarlo e gestirlo in termini industriali (non finanziari).

Ai fini della computazione del reddito operativo si procede a detratte al Margine di contribuzione netto la quota imputabile ai costi fissi indiretti [detti anche costi operativi]. Ricadono in tale ambito quei costi che influiscono in modo indifferenziato. Di questi fanno parte i costi generali di produzione, i costi generali commerciali, i costi generali amministrativi e gli altri costi generali.

Francesca Rizzi
– COO SDBA

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