Reversibilità e irreversibilità della globalizzazione

la globalizzazione

La globalizzazione rappresenta un fenomeno dinamico rilevante, divenuto parte integrante delle nostre vite. 

Questa ha chiaramente guidato il cambiamento dell’interazione e della visione della relazione tra spazio e tempo, ha portato all’evoluzione del sistema e alla variazione dei paradigmi. 

Date queste premesse identificare o ipotizzare scenari economici e professionali che esulino dalla globalizzazione appare non verosimile.

Internet e il progresso tecnologico unitamente al miglioramento dei collegamenti internazionali e alla definizione di confini aperti hanno variato notevolmente la relazione spazio – tempo esistente oltre che l’interazione tra piccolo e grande.  

Nel mondo e nell’economia reale gli spazi e i tempi si sono, quindi, ridotti impattando anche nell’ambito degli scambi internazionali e della finanza. In tale contesto nasce e si rafforza il concetto di autonomia intesa come la condizione dove ognuno è in grado di autogestirsi. 

Queste determinanti guidano – nello specifico –  il rovesciamento del sistema e il cambiamento della produzione. 

Se da una parte i benefici di questo trend sono evidenti emergono anche spinte verso un maggior protezionismo e valorizzazione delle specificità locali.  Nonostante la sua universalità la percezione e le modalità di interazione verso la globalizzazione sono legate alle specifiche caratteristiche dei singoli soggetti. 

Tra i principali pros della globalizzazione si annoverano:

  • aumento della autonomia, 
  • maggiore decentralizzazione, 
  • superiore capacità di autogestione della ricchezza, 
  • crescita economica, non solo a livello dei nei paesi sviluppati, ma anche in quelli poveri e in via di sviluppo.

Questi benefici sono, in particolare, legati alla maggiore opportunità – per le aziende – di analizzare e di selezionare capitale, manodopera, fornitori e regimi fiscali. 

Le economie di scala aumentato insieme alle opportunità d’investimento e alla concorrenza. 

La crescita a volte eccessiva del potere dell’economia ha anche determinato, in alcune specifiche situazioni, il sopravvento sulla politica e l’indebolimento delle democrazie. Suddette tensioni internazionali sono arginate con sanzioni economiche e incentivano il protezionismo. 

La globalizzazione ha anche dettato:

  • distribuzione iniqua delle ricchezze [a scapito degli standard politici e sociali];
  • rovesciamento del sistema;
  • incongruenze legate alla libera circolazione dei lavoratori, delle merci e dei servizi [causando discrasie tra paesi];
  • cambiamento della produzione [passaggio dal sistema economico quantitativo della mass production a quello qualitativo].

La consapevolezza circa l’insieme di pros e cons ha portato a ricercare un giusto bilanciamento tra globalizzazione, nazionalismo e protezionismo.

Data questa dinamica le aziende attuano scelte localizzative e di investimento sulla base delle condizioni economiche: ricercano quelle favorevoli anche se possono generare una perdita di entrate nei paesi in cui sono attivi. 

In un sistema aperto – come quello globalizzato – dove i legami sono globali e vige interdipendenza, si instaurano movimenti “populisti” o di chiusura, che però possono fermare la rivoluzione tecnologica e l’ubiquità.

La rilevanza della globalizzazione è tale [e crescente] al punto che, durante il Forum Economico Mondiale del 2017 [Davos – Svizzera], è stata molto approfondita.

In tale contesto la globalizzazione è stata analizzata e studiata sia come un fenomeno reversibile che irreversibile. 

La direttrice dell’FMI, Christine Lagarde, evidenziando le problematiche e le difficoltà subordinate dell’ineguaglianza, stanno creando distanza crescente tra i paesi, ha affermato che “Nel mondo ci sono 3,6 miliardi di persone che aspirano a redditi migliori, a nutrirsi regolarmente, una o due volte al giorno. Voltare le spalle alla globalizzazione, agli aiuti allo sviluppo è proprio l’approccio sbagliato. Dire che la globalizzazione è il male perché distrugge posti di lavoro è una scorciatoia per qualcosa che richiede un lavoro di analisi e una comprensione molto più approfonditi”. 

La globalizzazione si trova, quindi, in un contesto di evoluzione e cambiamento dettato dalla presenza di un sistema aperto e guidato da una nuova connotazione della visione e dell’interazione spazio – tempo.

La globalizzazione come fenomeno irreversibile e reversibile

La globalizzazione come fenomeno irreversibile

L’interdipendenza delle economie mondiali è evidente. 

Le distanze spazio – tempo sono venute meno grazie all’affermazione della digitalizzazione.

Dal punto di vista pratico la globalizzazione si concretizza nella crescita – sia in termini di volume che di valore – degli scambi transfrontalieri di merci e servizi, del flusso di capitale internazionale e della rapida e vasta diffusione delle tecnologie. 

Il fenomeno è una tendenza fortemente intrinseca dello sviluppo economico dal carattere irreversibile poiché il progresso di Internet e lo sviluppo delle tecnologie informatiche si connotano come fattori costanti e in potenziamento continuo.

Il paradigma è evidentemente cambiato. 

Questa prospettiva è supportata da numerosi studiosi. Di particolare rilievo sono le prospettive di Gao Shangquan e del sociologo e scrittore tedesco, Ulrick Beck.

Di particolare interesse è la visione di Beck che vede la globalizzazione come un processo irreversibile depoliticizzante. 

Beck riconosce come fattori che delineano l’irreversibilità della globalità: 

  • la crescita continua del grado di densità del commercio internazionale e dall’espansione geografica;
  • potenziamento del livello di collegamento in rete globale dei mercati finanziari; 
  • l’affermazione del crescente potere delle multinazionali;
  • lo sviluppo e l’evoluzione costante delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione; 
  • la struttura demografica [come la presenza di conflitti transculturali in uno stesso luogo e la povertà nel mondo];
  • il cambiamento climatico [che si connota anche nella distruzione ambientale globale];
  • il potenziamento delle esigenze universalistiche dei diritti umani legati all’aumento della circolazione e della condivisione del flusso di immagini provenienti dalle industrie culturali globali.

In tale contesto si afferma una politica mondiale di tipo post – nazionale e policentrica che si fonda sulla presenza e sull’interazione di una serie di attori transnazionali [aziende, organizzazioni non governative, delle Nazioni Unite] che stanno crescendo in potenza e in numero accanto ai governi.  Si delinea l’ideologia globalista della cosiddetta compulsione materiale. 

A confermare questa visione è anche Bill Clinton che ha riconosciuto come la globalizzazione sia un trend dalla logica inesorabile poiché processo irreversibile. Egli afferma che bisogna “abbracciare la logica inesorabile della globalizzazione”. 

Dati questi presupposti, emerge come sia fondamentale operare per sfruttare concretamente i benefici e gli oneri dell’espansione del commercio. In tale ambito il protezionismo non si connota come una prospettiva concreta e di valore, ma come dinamica che potrebbe solo peggiorare le cose. 

Ad affermare e a riconoscere la globalizzazione come fattore e dinamica inevitabile sono anche altri numerosi autorevoli e influenti uomini politici e d’affari.

Così come riconosciuto e affermato da Gao Shangquan la globalizzazione economica si lega in modo imprescindibile alla crescente interdipendenza delle economie mondiali. È il risultato della crescente scala di scambi transfrontalieri di merci e servizi, del flusso di capitale internazionale e della rapida e vasta diffusione delle tecnologie. 

La rilevanza della globalizzazione è, quindi, fortemente insita nello sviluppo tecnologico, nella connessione della comunicazione e di Internet. Questi guidano l’espansione continua e la reciproca integrazione delle frontiere del mercato. 

L’economia globale vede il passaggio dalla mass production ad un modello produttivo che si connota per la rilevanza dell’informazione in tutte le tipologie delle attività produttive e di vendita. 

Il rapido sviluppo di Internet, della scienza e delle tecnologie è fautore della rapida globalizzazione delle economie mondiali. 

La rapida diffusione del sistema di economia di mercato ha determinato anche l’incremento transfrontaliero della divisione del lavoro, che ha raggiunto il livello delle catene di produzione all’interno delle imprese dei diversi paesi.

La globalizzazione come fenomeno reversibile

Il tema della globalizzazione si lega – a sia volta- anche al concetto di inevitabilità nel momento in cui sposa l’idea neoliberista. Questa visione lo riconosce come processo che riflette il diffondersi delle irreversibili forze di mercato guidate da innovazioni tecnologiche che rendono inevitabile l’integrazione delle economie nazionali. Le molteplici voci del globalismo comunicano la globalizzazione come una sorta di forza naturale ed inevitabile. 

Manfred B. Steger ha però manifestato una posizione critica nei confronti dell’idea dell’inevitabilità storica della globalizzazione. 

Lo studio afferma che i globalisti si basano su una narrativa mono causale simile, su una narrativa economicista dell’inevitabilità storica. 

Considerando che il termine globalizzazione indica il processo di estensione globale delle relazioni sociali fra gli esseri umani e che denota il processo sociale, ha dato vita a una vera e propria rete mondiale di connessioni spaziali e di interdipendenze funzionali. Il fenomeno risulta legato alla “contrazione” della dimensione spaziale e temporale percepita. 

Date queste premesse la globalizzazione – dal punto di vista sociale – varia la rappresentazione sociale della “distanza” esporta ad una nuova definizione di confini.  

Le premesse connotano la globalizzazione come processo storico discontinuo, conflittuale e reversibile. Viene comparato a ogni altro processo storico, risultato di politiche decise dalle maggiori potenze del pianeta e dalle istituzioni internazionali da loro influenzate.

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