Anche i concetti di delocalizzazione e di localizzazione sono connessi a quelli di internazionalizzazione e globalizzazione
Dal punto di vista letterale la localizzazione identifica l’ubicazione di un bene in uno specifico luogo geografico. Tale connotazione assume un ruolo molto importante dal punto di vista economico e in relazione al contesto della globalizzazione.
Dal momento che oggi le aziende operano in un mercato sempre più ampio, devono anche definire se assumere un approccio basato sulla delocalizzazione, oppure sulla centralizzazione.
La delocalizzazione identifica, quindi, la condizione in cui un’impresa si trasferisce o attua il decentramento di una sua parte, in ambiti sovranazionali che offrono considerevoli opportunità e vantaggi in ragione della grande disponibilità di risorse a buon mercato che offrono.
La centralizzazione, di controverso, identifica la condizione dove si attua il reimpianto totale o parziale delle iniziative imprenditoriali in altri Paesi.
Nel loro insieme i processi di localizzazione, delocalizzazione e centralizzazione delineano la dinamica insediativa delle aziende che operano in un panorama globale.
Le scelte di localizzazione, delocalizzazione e centralizzazione sono – infatti – connesse a valutazioni dei costi delle componenti o dei fattori generativi della produzione.
Oggi le imprese si configurano come organismi multi – localizzati, multi – nazionalizzati e internazionalizzati dove la loro localizzazione viene si connota dal punto di vista teorico, progettuale e pratico.
In una economia globale sono tendenzialmente le imprese nascenti o le MPMI – PMI ad attuare una localizzazione unitaria con tutte le funzioni aziendali ubicate nello stesso luogo.
Il tema della localizzazione si coniuga coi modelli o con le forme di localizzazione flessibili che adottano le imprese e in cui è generalmente sottesa la multi-localizzazione.
La localizzazione si può – a sua volta – articolare su diversi livelli:
- decentramento o centralizzazione di segmenti o parti di un’impresa [è la strategia evolutiva più classica che favorisce la flessibilità dei fattori produttivi in quanto prevede l’esistenza di un nucleo centrale che dirige e organizza la dinamica dei sottosistemi produttivi periferici attraverso modalità marcatamente gerarchiche, quali codici, regole e procedure, anche telematiche, tanto di avanguardia quanto poco formalizzate];
- disintegrazione verticale delle imprese [modalità di riorganizzazione che prevede sia lo scorporo che la tendenziale autonomizzazione dei nuclei tecnico-produttivi decentrati per mezzo di imprese anche giuridicamente separate, ma c controllate dall’impresa madre];
- divisione del lavoro tra le imprese [identifica i rapporti collaborativi di medio e lungo periodo tra gruppi di imprese autonome e geograficamente ridistribuite, che realizzano produzioni congiunte con specifiche procedure di concertazione];
- rilocalizzazione dell’intero complesso aziendale, dal centro alla periferia e viceversa [trasferimento delle funzioni produttive e tecnico-direzionali];
- centralizzazione o decentramento implicito [forma di riorganizzazione che scaturisce dai cambiamenti che avvengono all’esterno dell’impresa per effetto della crescita oppure del declino del territorio nel quale essa è ubicata, e di cui la stessa può avvalersi nel momento in cui riconosce la natura positiva, oppure negativa, del cambiamento];
- acquisizione di una impresa o di una unità produttiva già operante [procedura basata sull’acquisto di una unità che già produce beni a costi competitivi, la quale, pur mantenendo la propria autonomia rispetto all’impresa acquirente, consente a quest’ultima di raggiungere un maggior posizionamento sul mercato].
Risulta, quindi possibile affermare, dal punto di vista operativo che:
- solo nel momento in cui l’internazionalizzazione è stata affrontata in maniera corretta, la localizzazione si connota come un processo fluido e rapido;
- nel momento in cui un sito è stato internazionalizzato e localizzato, è completamente globalizzato.