Neuromarketing

neuromarketing

Il neuromarketing è considerato uno dei dieci modelli di innovazione che cambieranno il nostro modo di fare business. Le metodologie di ricerca di mercato tradizionali hanno perso efficacia e i clienti sono sempre più sfuggenti ed imprevedibili. La gestione delle relazioni con loro richiede maggiore consapevolezza, ma anche la disponibilità di strumenti e modelli di indagine adeguati ed innovativi per comprendere che cosa avviene nella loro mente e che cosa li spinge nelle loro scelte.

Ciò che forniremo in questo testo saranno gli elementi concettuali necessari per accostarsi al neuromarketing, le regole essenziali per PRESENTARE IN MODO EFFICACE i nostri prodotti e per sviluppare strategie di business incentrate sui requisiti necessari perché un brand o un prodotto entrino in piena sintonia con quella dimensione che il neuroscienziato americano definisce la MENTE DEL MERCATO.

La mente del mercato è il frutto dell’interazione tra i processi consci ed inconsci dei consumatori da un lato e il marketing dell’azienda dall’altro.

Gli aspetti tipicamente inconsapevoli influenzano in modo significato l’atteggiamento e la persuasione del cliente; si tratta dell’insieme dei valori e delle esperienze che entrano in gioco quando il consumatore incontra il prodotto e si aspetta di trovare in esso le risposte ai propri bisogni.

Il neuromarketing offre al marketing nuove opportunità per comprendere dall’interno come pensa il consumatore, quali solo le emozioni che egli prova, le corrispondenze migliori tra ciò che l’azienda vuole ottenere e ciò che il consumatore desidera.

Il punto in cui avviene tale contatto cruciale è il momento in cui lo stimolo arriva al consumatore producendo una risposta. Gli stimoli (trigger) sono uno degli elementi fondamentali del neuromarketing perché se ben congegnati possono diventare fattori di innesco di vari meccanicismi cerebrali. 

Stimolo= risposta: è questa la nuova equazione del neuromarketing. I trigger offrono la possibilità di arrivare rapidamente alla mente dei clienti e, se sono efficaci, possono garantire un notevole vantaggio competitivo perché si parla della possibilità di creare nuove abitudini, routine e nuovi comportamenti di consumo. 

I brand che riescono a collegarsi direttamente ai trigger interni ricavano, dalla capacità di forgiare nuove abitudini, numerosi vantaggi a livello di conto economico. La chiave è creare un punto di innesco tra gli stimoli ‘trigger esterni’ ed una reazione ‘trigger interna’.

Quando ci sentiamo annoiati, attiviamo un’abitudine consolidata che ci porta ad aprire Twitter per leggere qualche cinguettio. 

Proviamo una fitta di solitudine? Prima che possa delinearsi un pensiero razionale. stiamo già scorrendo i nostri feed su Facebook. Se ci viene in mente una domanda mentre assistiamo ad un programma tv prima di tentare di trovare una risposta facendo appello alla nostra memoria, ecco che interroghiamo Google. E, la risposta che arriva prima alla mente è quella che vince.

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