Il risarcimento del danno endofamiliare. Il padre che ha trascurato i figli

risarcimento danno endofamiliare

Premessa

La Corte di Cassazione, con ordinanza n.27139 del 6/10/2021, ha trattato un tema di particolare importanza nell’ambito del diritto di famiglia e dei rapporti tra genitori e figli. 

Infatti, la violazione dei doveri di mantenimento, educazione ed istruzione della prole viene certamente sanzionata attraverso le tipiche misure previste dal diritto di famiglia, ma è altrettanto vero che dette violazioni – in determinati casi, ossia quando comportino una lesione di diritti costituzionalmente garantiti – potrebbero integrare anche gli estremi dell’illecito civile e, di conseguenza, al diritto al risarcimento dei danni non patrimoniali ex art.2059 c.c.

La pronuncia

La decisione della Cassazione trova origine dalle critiche mosse dalla ricorrente alla pronuncia della Corte d’Appello che avrebbe escluso l’illecito endofamilaire (e il conseguente diritto al risarcimento dei danni subiti) per il minore a causa dell’abbandono del padre dopo i primi 18 mesi.

La Corte d’Appello, infatti, aveva optato per l’esclusione di detto illecito in quanto la ricorrente non avrebbe fornito sufficienti prove di un concreto danno allo sviluppo fisichi e psichico del minore. 

La ricorrente, invece, sosteneva che la circostanza stessa dell’abbandono del padre dopo pochi mesi di vita del minore, integrerebbe essa stessa la lesione dei diritti fondamentali della bambina.

Gli ermellini, pronunciandosi sulla questione, evidenziano un diverso punto di vista: il “disinteresse” del padre che, dopo pochi mesi dalla nascita, ha abbandonato la minore integra la violazione degli obblighi di mantenimento, istruzione ed educazione della prole e determina la lesione dei diritti nascenti dal rapporto di filiazione richiamati e tutelati dagli articoli 2 e 30 della Costituzione. Ne deriva che, una condotta di questo tipo, debba essere considerata astrattamente idonea e, quindi, suscettibile, di integrare gli estremi di un illecito civile e, conseguentemente, di un’azione volta all’ottenimento del risarcimento dei danni patiti dalla prole.

La Corte evidenzia, altresì, che l’illecito endofamiliare possa qualificarsi come:

  • istantaneo: qualora ricorra una singola condotta inadempiente dell’agente che si esaurisce prima o nel momento stesso del verificarsi del danno;
  • permanente: qualora la condotta dell’agente perduri e continui a provocare il danno per tutto il corso della sua reiterazione (ciò accade quando il genitore “abbandoni” i figli, disinteressandosene completamente, per un periodo significativo della loro vita).

I Giudici, nel censurare la pronuncia della Corte d’Appello, attribuivano grande importanza alla circostanza dell’abbandono del minore e precisavano che i Giudici di prime cure e d’appello avrebbero dovuto verificare, in concreto, gli effetti negativi causati, sul minore, dal disinteressamento del padre sotto il profilo dello sviluppo psichico e fisico del minore stesso nella sua crescita e, non solo, omettevano di valutare il c.d. danno morale subiettivo, ossia la sofferenza ingiusta provocata al minore perché cresciuto in assenza della figura del padre.

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