Premessa.
Prima di entrare nel vivo dei “Cinque diritti degli animali”, è necessario fornire delle prime necessarie informazioni, trattate e richiamate in un precedente articolo in materia.
È ormai molto tempo che la sensibilità degli esseri umani si sta intensificando verso il mondo degli animali, per svariati motivi personali: c’è chi scopre la bellezza di un animale d’affezione, chi per caso assiste ad un atto di crudeltà o chi ha insito un istinto di protezione e rispetto nei loro confronti, oltre che per mille altre motivazioni.
Il ventesimo secolo ha sollevato ampie discussioni in tema di diritti dell’animale, che ricordiamo è un concetto diverso da quello di benessere animale, poiché il primo riconosce dei diritti in quanto esseri senzienti e discrimina alcune pratiche attualmente in uso, mentre la seconda categoria si propone di garantire il benessere dell’animale durante attività di lavoro o di allevamento per un fine, quale potrebbe essere la macellazione.
Vediamo ora concretamente i cinque diritti riportati nel titolo del presente articolo.
L’uomo ha – da sempre – convissuto con gli animali, prima come esseri essenziali alla sua sopravvivenza, dopo come come animali da affezione. Partendo d questo breve excursus in materia, il 15 ottobre del 1978 venne redatta la Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali, nella sede dell’Unesco di Parigi, stabilisce cinque libertà fondamentali:
1 – “Libertà dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione, mediante il facile accesso all’acqua fresca e a una dieta in grado di favorire lo stato di salute”.
Si devono nutrire e dissetare gli animali mediante ogni mezzo idoneo o necessario,
nonché si sottende il diritto a essere nutrito secondo le esigenze specifiche di razza, il cibo deve essere di ottima qualità, sempre fresco e a seconda degli animali lasciato a disposizione o offerto con regolarità quotidiana, nella giusta quantità atta a sfamare l’animale.
2 – “Libertà di avere un ambiente fisico adeguato, comprendente ricoveri e una zona di riposo confortevole”.
È necessario rispettare l’indole, la mole e le specifiche di razza proprie dell’animale grazie ad uno spazio idoneo in termini di temperatura, esposizione solare e di spazio adibito al riposo. E’ necessario evitare potenziali ferite e traumi assicurandosi che gli animali vivano in ambienti sicuri per loro stessi e per gli altri.
3 – “Libertà da malattie, ferite e traumi, attraverso la prevenzione o la rapida diagnosi e la pronta terapia”.
Una corretta gestione dell’animale significa monitorare la salute dell’animale mediante visite periodiche veterinarie, sia preventive che curative, accompagnando questa attenzione ad una corretta alimentazione. Il fine ultimo è evitare inutili sofferenze all’animale gestito.
4 – “Libertà di manifestare le caratteristiche comportamentali specie-specifiche, fornendo spazio sufficiente, locali appropriati e la compagnia di altri soggetti della stessa specie”.
Questo diritto presuppone una reale conoscenza dell’animale o degli animali coinvolti, in quanto documentarsi sulle caratteristiche della specie, porta ad un adattamento dello stile di vita degli stessi; alcuni animali sono assolutamente solitari e una convivenza forzata diventa fonte disagio e pericolo per gli esseri coinvolti. Inoltre ogni razza ha differenti necessità di “interazione, libertà di movimento diurno e notturno, di azione, di esplorazione, di letargo, di espressione e di vocalizzo, di interazione con l’essere umano o altre specie, di gioco”.
5 – “Libertà dal timore, assicurando condizioni che evitino sofferenza mentale”.
Evitare costrizioni e ambienti inadatti o generare situazioni di paura, che portano l’animale a modificare il suo comportamento in relazione a sentimenti contrastanti che ne determinano una modifica comportamentale.
Queste sono poche e semplici regole, spesso ignorate o inapplicate per comodità o impossibilità, ma ci danno una reale indicazione sullo stato di benessere animale.
Possiamo giudicare il cuore di un uomo dal modo in cui tratta gli animali.
(Immanuel Kant)