Cyberbullismo

cyberbullismo

Due fenomeni lontani nel tempo, ma oggi molto vicini. 

Cyberbullismo è il modo di chiamare oggi un fenomeno antico nel tempo che comprende episodi di sopraffazione e violenza in tutte le forme in cui si possono esercitare, subire o osservare su un mezzo nuovo, il digitale. 

È definito bullismo un insieme di comportamenti portati avanti ripetutamente nel tempo caratterizzati da volontarie e ripetute aggressioni mirate a insultare, minacciare, diffamare o ferire una persona o un gruppo. Non viene quindi considerato bullismo un caso isolato di aggressione o violenza fisica e verbale, anche se rimane un fatto grave. Si tratta, in buona sostanza, di accanimento. 

Solitamente queste aggressioni avvengono o iniziano in un contesto di gruppo (scuola, sport o comunità), ma se queste prevaricazioni si estendono anche alla vita online si parla di cyberbullismo. 

I gruppi online sono molto più estesi di quelli offline, per cui le conseguenze si amplificano drammaticamente. 

Come si compie un atto di cyberbullismo?

Attraverso l’invio di messaggi, foto o video su social network, app, chat e blog con l’obiettivo insultare, offendere, minacciare, diffamare o ferire qualcuno preso di mira per una serie di motivi.

Oggi più del 50% dei ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 17 anni riferisce di essere rimasto vittima, nei precedenti 12 mesi, di un qualche episodio offensivo, non rispettoso o violento. È quanto emerge da una rilevazione effettuata dall’Istat sui fenomeni del bullismo e del cyberbullismo.

Le ragazze presentano una percentuale di vittimizzazione superiore rispetto ai ragazzi e il cyberbullismo ha colpito il 22,2% di tutte le vittime di bullismo. In questa fascia di età, infatti, si registra una quota più elevata di vittime: il 7,1% delle ragazze che si collegano ad internet sono state oggetto di vessazioni continue tramite il web o il cellulare, contro il 4,6% dei ragazzi.

Nel corso del tempo sono stati tanti, purtroppo, i ragazzi vittime di bullismo e la nuova forma resa possibile da internet non ha migliorato le cose, al contrario, come dimostrano le statistiche. 

Ma perchè quando si parla di cyberbullismo i primi rimandi sono alla scuola e all’istruzione in generale? Prima di tutto è utile sottolineare che il comportamento degli insegnanti di fronte agli episodi di bullismo influenza il disimpegno morale degli alunni. 

Secondo lo studio di Campaert, Nocentini & Menesini (2017), infatti, i docenti che non sanzionano i bulli o non offrono sostegno alle vittime favoriscono il coinvolgimento degli allievi in atti di bullismo in quanto potenziano il loro disimpegno morale. 

Bisogna inoltre analizzare le cause che spingono i bulli alle loro azioni denigratorie. 

Secondo un rapporto del 2014 di Save the Children, infatti, i motivi per cui i bulli attaccano le proprie vittime online sono tre:

  • aspetto fisico (67%), 
  • orientamento sessuale (56%) 
  • nazionalità, origine o etnia (43%). 

Queste caratteristiche non possono giustificare atti di natura violenta e denigratoria come quelli messi in pratica dai bulli. 

Il bullismo è dunque una diretta conseguenza dell’ignoranza dei ragazzi ai quali è stato trasmesso il messaggio che queste tre caratteristiche individuali meritano disprezzo.

Il cyberbullismo e il bullismo tradizionale sembrano avere lo stesso impatto negativo sulle vittime, ma alcune caratteristiche del cyberbullismo, come l’anonimato dell’aggressore, il silenzio della vittima e l’imbarazzo causato da un pubblico potenzialmente illimitato contribuiscono a rendere particolarmente preoccupante il fenomeno sotto questa nuova veste. Internet ha dato la possibilità a chiunque di comportarsi in modo sbagliato, cosa che non avveniva quando il bullismo era circoscritto a un istituto scolastico. Prima solo chi aveva un carattere forte, capace di imporre il proprio potere, poteva diventare un bullo. Adesso invece chiunque, compresa una vittima, può diventare cyberbullo. Se è vero che nella maggior parte dei casi di bullismo sul web il bullo è una persona conosciuta dalla vittima, non dobbiamo dimenticare che i cyberbulli possono essere anonimi e far partecipare altri “amici” complici, in modo che la persona non sappia con chi sta interagendo.

La libertà concessa ai bulli su internet si manifesta anche in ciò che internet stesso permette di fare. All’interno di una scuola, il bullo poteva agire solo di nascosto, senza farsi vedere dagli adulti, mentre sul web lo può fare alla luce del sole, senza preoccuparsi dei rimproveri, forte della consapevolezza che ci sarà sempre qualcuno a sostenerlo.

Il capannello di ragazzi che assistono alle prodezze del bullo, limitato a poche persone nel mondo offline, sul web diventa una platea passiva che o non fa nulla o addirittura sostiene le azioni del bullo. Una volta denigrata la vittima online, però, il materiale rimane e le ripercussioni non tardano a farsi sentire.

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