Il blocco di TikTok da parte del garante della privacy
(A rischio la privacy (e l’incolumità) di milioni di utenti minori utenti della piattaforma TikTok)
Un’applicazione molto simile a quella di YouTube è l’app di TikTok di origini cinese, la quale permette la condivisione di brevi video, anche da parte di soggetti minori.
Proprio per tale motivo, tale discussa applicazione non solo ha “attratto” l’attenzione del Garante ma è prorio finita sotto inchiesta nel Regno Unito proprio a causa della cattiva gestione della sicurezza e della privacy dei suoi utenti più giovani.
Il “The Guardian” riporta l’intervento di Elizabeth Denham, sul caso TikTok, la quale ha dichiarato: “Stiamo esaminando il sistema di messaggistica, che è completamente aperto, stiamo osservando il tipo di video raccolti e condivisi online dai bambini. In questo momento abbiamo un’indagine attiva su TikTok”, questo a seguito della sanzione che la Federal Trade Commission degli Stati Uniti ha inflitto alla stessa società per la violazione della privacy dei minori.
La disciplina statunitense, nell’imporre ai website operators di ottenere un “verifiable parental consent”, stabilisce un criterio di ragionevolezza come misura adeguata di conformità alla legge del comportamento dei titolari del trattamento ed in particolare delle procedure poste in essere per proteggere la riservatezza, sicurezza ed integrità dei dati personali dei bambini.
Il Garante ha espresso forti perplessità sull’applicazione di messaggistica, la quale consentirebbe di inviare dei messaggi senza filtri ai bambini, nonostante il sistema richieda un’età minima di 13 anni per accedervi; l’applicazione si dimostra carente del controllo iniziale prima di avere accesso al servizio, non chiedendo alcuna conferma di aver superato tale soglia (una sorta di autodichiarazione), né richiede il consenso degli esercenti la responsabilità genitoriale.
Sulla piattaforma si sono verificati già casi di molestie ai minori e se l’App fosse ritenuta colpevole di tali reati, la stessa potrebbe subire una sanzione fino al 4% del suo fatturato pari a circa 20 milioni di euro.
In argomento, è necessario portare all’attenzione un triste caso di cronaca, ossia il caso di Palermo dal quale ne è derivato il blocco del social.
Il gigante Tik Tok ha infatti subito da parte dell’Autorità Garante il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti dei cui profili non sia stata accertata l’età anagrafica. Il divieto è stato imposto fino al 15 febbraio u.s., data entro la quale il Garante si è riservato ulteriori valutazioni.
Ciò che ha portato l’Autorità a decidere in tal senso è stato il terribile caso della bambina di dieci anni di Palermo, morta di soffocamento a causa di una sfida social.
Come noto ai molti, il Garante aveva contestato a Tik Tok una serie di violazioni già nei mesi precedenti alla vicenda, come la scarsa attenzione alla tutela dei minori e la facilità con la quale è aggirabile il divieto di iscrizione per gli under tredici.
La stessa piattaforma vieterebbe di iscriversi ai sopracitati minori, ma la poca trasparenza e chiarezza nelle informazioni rese agli utenti e l’uso di impostazioni predefinite non rispettose della privacy, non permettono un reale e significativo controllo in tal senso.
L’Autorità ha dunque vietato a Tik Tok l’ulteriore trattamento dei dati degli utenti “per i quali non vi sia assoluta certezza dell’età e, conseguentemente, del rispetto delle disposizioni collegate al requisito anagrafico”.
Interessanti le dichiarazioni rilasciate dal Dott. Pasquale Stanzione, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali dal 29 luglio scorso intervistato dalla giornalista Valeria Arnaldi per “Leggo”, in data 1° febbraio 2021.
- Pasquale Stanzione, cosa sta succedendo?
“Il Garante ha ritenuto indifferibile esigere dalle piattaforme il rispetto di alcuni obblighi essenziali a tutela dei minori, primo tra tutti il dovere di verificare l’età degli utenti. I social devono predisporre sistemi che riescano davvero a garantire che chi apra un profilo abbia l’età per farlo: almeno 14 anni in Italia”.
- Quali le misure attuali per contrastare i rischi per i minori sui social?
“Oltre all’age verification, occorre tutelarli dai contenuti illeciti, tramite l’ineludibile controllo dei genitori in via preventiva e, in via successiva, l’intervento di magistratura, polizia, in particolare postale, ma anche Garante, soprattutto rispetto al cyberbullismo”.
- Come si verifica l’età senza violare la privacy?
“Le possibilità sono diverse purché si coniughi la necessità di accertamento univoco dell’età con l’esigenza di evitare di fare, di ogni social, una sorta di anagrafe mondiale della popolazione”.
- Non teme che, imposte tali verifiche ai social, i ragazzi trovino altri modi, senza “controllo”, per sfidarsi in Rete?
“Purtroppo la tecnica, se sorretta da intenti illeciti, rende possibile eludere quasi ogni norma. Non è esclusa l’eventualità che le sfide illecite si perseguano in altri canali, più sfuggenti alla regolamentazione. Ma non è un buon motivo per rinunciare a disciplinare. Anzi, tale possibilità deve indurre a rafforzare i controlli, giungendo anche ai livelli della Rete più nascosti”.
- I minori, ora, sono spesso connessi, pure per la Dad, come si gestisce la nuova “mole” di rischio?
“Vanno garantite la sicurezza dei canali in cui i dati, specie dei minori, transitano e un’adeguata formazione digitale dei ragazzi, che li renda consapevoli di opportunità e rischi della Rete”.
- E se i social non rispetteranno le misure?
“L’inosservanza di provvedimenti individuali inibitori determina responsabilità amministrativa e persino penale, ma confido che la persuasione faccia più della coercizione”.
Evidente, quindi, anche alla luce delle parole del Presidente Stanzione, che all’utilizzo dei social, – soprattutto se praticato anche dai più piccoli – devono sottendere interventi a livello internazionale.
Non solo; la cooperazione a livello europeo deve essere estesa a livello globale al fine di garantire alla protezione dei dati deve la veste di diritto universalmente tutelato.
Avv. Eleonora Mataloni