L’era del nuovo mondo digitale non conosce arresti: la sua velocità di evoluzione è talmente rapida da non poter consentire agli esperti del settore di andare in vacanza!
Ed invero, è notizia di pochi giorni fa che La Commissione Europea ha presentato una proposta molto articolata e ambiziosa sulle tecnologie al centro del nostro futuro.
Proviamo a capire, almeno in via generale, di cosa si tratta questa nuova sfida che avrà un impatto molto rilevante nelle nostre vite, sia come utenti sia come professionisti privacy.
L’intelligenza artificiale (AI, Artificial intelligence) è innanzitutto una tecnologia informatica che presuppone un nuovo approccio dell’uomo rispetto alle macchine nonché determina anche nuovi rapporti nell’interazione fra loro degli stessi macchinari.
Possiamo definirla una branchia della disciplina dell’informatica avente lo scopo di approfondire la teoria, le tecniche e le metodologie che permettono di progettare sia i sistemi hardware che quelli software in grado di elaborare soluzioni informatiche tali da poter essere paragonate all’intelligenza umana.
Alla base di questa nuova intelligenza robotica, vi è la filosofia di riuscire a fornire ad un robot qualità di calcolo tale per cui la stessa macchina, incamerate tali informazioni, è in grado di svolgere mansioni e di compiere operazioni e “ragionamenti” complessi, fino a poco tempo fa prerogative solo dell’uomo, avendo però il vantaggio di svolgere tali ragionamenti con una velocità nettamente superiore rispetto all’intelligenza umana.
Addirittura, si pensa che le macchine, una volta edotte di determinate informazioni, non solo siano in grado di elaborarle in maniera più rapida rispetto all’uomo ma siano in grado di imparare dai loro stessi errori, proprio come succede (o meglio, dovrebbe accadere) per noi umani.
La tecnologia che caratterizza l’intelligenza artificiale (AI) si basa sulla creazione di processi che risultano simili a quelli propri dell’intelligenza umana attraverso la creazione e l’applicazione di algoritmi integrati in un ambiente di calcolo dinamico.
In sostanza l’intelligenza artificiale si propone di elaborare sistemi di calcolo mediante la combinazione di tre componenti: Sistemi di calcolo, Dati e sistemi per la gestione dei dati Algoritmi AI avanzati (codice).
Gli ambiti aziendali in cui questo tipo di tecnologia sono davvero moltissimi: da quello sanitario/farmaceutico, a quello produttivo/manifatturiero.
L’attenzione prestata dalla Commissione europea sull’argomento ci fa capire l’importanza di questa nuova frontiera del digitale: la proposta di Regolamento è stata definita “il progetto più ambizioso finora realizzato per regolamentare un settore in piena espansione e dai contorni ancora sfumati”.
Naturalmente, il nuovo regolamento proposto dovrà seguire l’iter istituzionale di approvazione (discussione e votazione da parte del Parlamento Europeo e degli Stati Membri).
La proposta di regolamento avanzata dalla Commissione prevede anche un sistema sanzionatorio molto puntuale (multe fino al 6 per cento del fatturato annuo delle aziende), strutturato sulla falsariga di quello sancito dal GDPR.
I campi in cui la Commissione ha prospettato l’impiego della AI, sono davvero variegati; dalla possibilità di applicarla nei processi di assunzione di nuovo personale al suo utilizzo per mettere definitivamente su strada le automobili a guida autonoma.
Ancora, si è vagliato il tema di poterla applicare per il riconoscimento facciale da parte delle forze dell’ordine.
E’ questo senza dubbio il tema maggiormente dibattuto al fine di applicare un sistema di AI per riconoscere automaticamente gli individui nelle riprese delle telecamere di sicurezza.
Naturalmente si sancisce il divieto dell’utilizzo «in tempo reale» di questi sistemi negli spazi pubblici anche se a scopo di attività condotte dalle forze dell’ordine.
Aspetto ampiamente discusso è stato quello se fosse necessario richiedere un’autorizzazione da parte delle autorità giudiziarie, requisito che nella maggior parte dei casi verrà, presumibilmente, riconosciuto ponendo il problema di un ricorso eccessivo al riconoscimento facciale.
Tutto ciò mettendo seriamente a rischio i diritti di riservatezza e le libertà fondamentali dei cittadini, in spregio ai fermi dettami imposti dal Regolamento 679/16, che si troveranno di fronte ad una situazione in cui le forze dell’ordine potranno mettere in atto una vera e propria sorveglianza di massa, da cui ne deriverà trattamento di dati personali sistematico e su larga scala, il quale non potrà prescindere dal rispetto delle norme GDPR.