In un precedente articolo, si è introdotto il concetto di “nuova rivoluzione industriale”, la quale porta con sé una “nuova economia digitale”, anche conosciuta come platform economy. Di seguito si procede ad analizzarla più nel dettaglio.
Cos’è la platform economy?
L’economia della piattaforma, conosciuta anche come piattaforma digitale o economia della piattaforma online, l’economia della piattaforma è economica (l’acquisto, la vendita e la condivisione di beni e servizi [6]) e l’attività sociale facilitata dalle piattaforme. Tale attività è più ampia delle semplici transazioni commerciali, inclusa ad esempio la collaborazione online su progetti come Wikipedia. Sebbene la borsa di studio sulle piattaforme a volte includa la discussione di piattaforme non digitali, il termine “economia della piattaforma” è spesso usato in un senso che comprende solo le piattaforme online. “The platform economy is economic and social activity facilitated by platforms. Such platforms are typically online sales or technology frameworks. By far the most common type are “transaction platforms”, also known as “digital matchmakers”. Examples of transaction platforms include Amazon, Airbnb, Uber, and Baidu. A second type is the “innovation platform”, which provides a common technology framework upon which others can build, such as the many independent developers who work on Microsoft‘s platform” (L’economia delle piattaforme è un’attività economica e sociale facilitata dalle piattaforme. Tali piattaforme sono in genere vendite online o framework tecnologici. Il tipo di gran lunga più comune è rappresentato dalle “piattaforme di transazione”, note anche come “matchmaker digitali“. Esempi di piattaforme di transazione includono Amazon, Airbnb, Uber e Baidu.
Un secondo tipo è la “piattaforma di innovazione“, che fornisce un framework tecnologico comune su cui altri possono costruire, come i molti sviluppatori indipendenti che lavorano sulla piattaforma di Microsoft).
Si ricorda che gli attori in questo nuovo sistema di lavoro sono riconducibili a tre: la piattaforma, come luogo di lavoro organizzato, l’user ed il provider, che rispettivamente si rivolge alla piattaforma per ottenere un prodotto o un servizio e colui che offre la prestazione lavorativa.
La digitalizzazione del lavoro implica che il numero dei lavori a ripetizione verrà sostituito progressivamente da un’automazione e l’introduzione del digitale influenzerà sicuramente, e con ricadute significative sul numero di occupati.
Ciò non di meno resta l’importanza di coordinare le discipline nazionali con le regole frutto dell’elaborazione europea ed internazionale,
L’introduzione del digitale si riflette su tutti gli aspetti giuslavoristici interessano la relazione lavoratore-datore di lavoro in cui si evidenzia un elevato grado di parcellizzazione e distribuzione del lavoro.
Le nuove tipologie di organizzazione del lavoro, che si originano dalla tecnologia e dall’adozione di strumenti digitali, hanno svincolato la prestazione lavorativa dall’orario imposto e della etero-direzione, oltre che dal coordinamento spazio-temporale; ma il risultato finale non è così positivo come si era prospettato.
In questa nuova dimensione collettiva del rapporto di lavoro capita che non vengano garantite le tutele di origine costituzionale; responsabile anche il mancato intervento del legislatore.
Un’ulteriore considerazione, è che in un contesto produttivo, di carattere digitale, il rapporto produttore-cliente è fortemente influenzato anche dai feedbacks degli altri consumatori.
Una delle sfide principali della digitalizzazione sarà l’introduzione di un approccio crowd al lavoro, con il coinvolgimento di una base molto ampia di “lavoratori”, che si distingueranno dai dipendenti comunemente conosciuti.