Animali alla catena, quali le conseguenze?

Lo scopo di questo articolo è chiarire che la legge dispone differentemente i casi in cui un animale può essere mantenuto alla catena e, tale disciplina, varia di Regione in Regione.

Prima di addentrarci nei meandri della materia, si vuol ribadire come il senso principale che deve orientare il padrone o il detentore dell’animale risieda nel buon senso di questo: il benessere del cane o di qualunque animale domestico sia in nostra compagnia deve prevalere sulle norme.

Fatta la dovuta premessa, la normativa è distinta in base al luogo in cui l’animale è collocato, poiché solo alcune regioni italiane dispongono il divieto assoluto di mantenerlo alla catena, come Emilia-Romagna, Umbria e Campania; un altro esempio di Regioni virtuose sono la Lombardia, Veneto e Puglia. 

In assoluta carenza normativa invece si riscontrano le regioni della Liguria, nonché della Basilicata e della Sicilia, le quali non hanno regolamentato la materia creando un vuoto di carattere normativo.

Purtroppo quest’ultima ha omesso di prevedere una sanzione a fronte del mancato rispetto del divieto. 

Di seguito proponiamo il Rapporto “Verso il divieto di tenere i cani legati alla catena”, promosso ed ideato da Green Impact e dalla Save the Dogs and Other Animals, rispettivamente una start up ed un ONG.

“Risulta evidente la necessità e l’urgenza di rivedere nella maggior parte delle regioni italiane le leggi che regolamentano la detenzione a catena – espone Sara Turetta quale Presidente di Save the Dogs, – perché risultano poco chiare, incapaci di tutelare davvero gli animali o piene di deroghe che lasciano spazio a troppe scappatoie. 

Ci auguriamo che il divieto di detenzione a catena diventi parte integrante di una legge nazionale sul maltrattamento e che, in caso contrario, Governatori prendano provvedimenti affinché la normativa sia coerente con la rinnovata sensibilità degli italiani su questi temi”. (ANSA)

Caso virtuoso: la Regione Lazio

La Regione Lazio ha stabilito di vietare l’uso della catena per gli animali e ne consegue che non sarà più possibile detenere cani, o altre specie da compagnia, legati, pena una multa di €.2.500,00 grazie ad una modifica della legge regionale – nello specifico la L. Reg 34/1997 – sulla “Tutela degli animali di affezione e prevenzione del randagismo”. L’unica deroga prevista alla nuova normativa è legata allo stato di salute degli animali (es: mantenere il cane in leggero movimento post intervento veterinario).

 “Quella dei cani legati a catena è una pratica crudele che, come abbiamo visto nei roghi di questa estate, ha causato la morte di molti animali arsi vivi, senza possibilità di sfuggire alle fiamme: una fine atroce. Le nostre guardie zoofile, dopo la pubblicazione del provvedimento sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio con i loro controlli sul campo s’impegneranno affinché il divieto sia rispettato e i trasgressori sanzionati” afferma Corboli.

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